Quando alla fermata del bus c’è un camion!

Non sono solito utilizzare i mezzi del TPL, mi muovo molto in bici. Ma quando mi capita, i motivi di disappunto sullo svolgimento del servizio montano ad ogni fermata che, pensilina o banchina o banale marciapiede ma anche niente che sia, è l’interfaccia logistica attraverso cui  l’utente, quando sale o scende, si avvale o ha usufruito del servizio di trasporto fornito dall’azienda.

Ultimamente ho percorso la tratta dalla stadio verso Montesilvano, quindi tutta Via Marconi, C.so V. Emanuele, Viale Bovio e Nazionale Adriatica Nord. E ritorno. Lungo il tracciato quasi tutte le fermate si trovano sul marciapiede; la strada antistante è uno spazio il cui uso è lasciato alla discrezionalità degli utenti motorizzati, ovvero degli automobilisti, che ne fanno uso anche come luogo di sosta.

Per questa trasferta  ho preso un bus della linea 3, alla fermata di Via Marconi 321. Me l’ha detto l’app Moovit che quel mezzo si fermava lì, e a che ora. Alla pensilina, sul pannello informativo delle linee in transito il numero 3 non c’è più, come manca anche sulla tabella verticale: c’è solo l’ovale vuoto, per cui c’è solo da fidarsi.

Oltre questo, proprio davanti la fermata c’è bellamente parcheggiata un’auto, suppongo perché ci sia spazio libero. Ma non prima o dopo, ma di fronte. Per prendere l’autobus, che non si è potuto affiancare alla banchina della pensilina, è stato necessario aggirare la macchina e quindi affrontare l’alto scalino del mezzo, come tutti i fruitori del servizio che hanno preso quel bus, e anche altri, o che sono scesi a quella fermata. Con disagio, ovviamente, anche dell’autista, per la manovra da effettuare.

E’ stato così per quasi tutto il tragitto: chi guida il bus difficilmente può affiancarsi al marciapiede, per ridurre al minimo lo scarto in altezza tra la pedana e la banchina, che su strada è il più alto possibile. E molto sono le famiglie che ho visto utilizzare il passeggino o il carrello della spesa, facendo manovre articolate per salire e scendere. Lascio all’immaginazione le difficoltà dei disabili, temporanei o permanenti che siano.

Al ritorno mi ritrovo a prendere lo stesso n. 3 alla fermata di Piazza Duca, sempre dopo aver controllato con l’app Moovit. Lo spazio davanti a me e libero, ma non ci vuole molto perché venga occupato da un camion il cui autista, accertatosi dello spazio a disposizione e di non dare fastidio a nessuno, vedo infilarsi in un bar per farsi una birra.

Salito sul bus, arrivato di lì a poco, riesco a documentare, questa volta dall’interno, l’ennesima scena incresciosa. La fermata è quella di fronte al conservatorio, dove c’è una pensilina: ben due le macchine in sosta, la prima letteralmente davanti, e la seconda con la coda “fuori filo” per via dello spazio non sufficiente.

In questo modo il TPL non può funzionare. Ma il rimedio è semplicissimo, e paradossalmente fa aumentare la disponibilità dei parcheggi, se non se ne può fare a meno. Si chiama “banchina avanzata” e non è altro il modo di far “avanzare” la fermata verso la strada, o con un intervento edile definitivo, oppure con una piattaforma sintetica che viene aggiunta e che, se necessario, può essere rimossa (visto a Barcellona).

In questo modo lo spazio di manovra che l’autista deve compiere, di solito almeno due volte più lungo del bus, viene ridotto alla sola proiezione spaziale della pensilina, e prima e dopo o spazio recuperato può essere destinato a parcheggi. Moltiplicando detta situazione per tutte le fermate, si intuisce bene cosa possa accadere, ma soprattutto aumenta il confort e la dignità della fermata e quindi la qualità del servizio fornito.